Dopo il promemoria di ieri, oggi vediamo un altro festeggiamento: quello di Instagram, il più curioso social newtork (si può definire così?) attualmente in circolazione per la condivisione delle foto.
Mark Zuckerberg ha visto lungo una volta ancora: quando l’anno scorso lo ha acquistato, per annetterlo a Facebook, probabilmente nemmeno lui avrebbe immaginato che nel giro di circa sette mesi, Instagram avrebbe annunciato di aver guadagnato 50 milioni di nuovi utenti. Con il calcolo che il 650% dei suoi utenti si collegano fuori dagli U.S.A.
Adesso tocca alla fase successiva, così come è accaduto per il social network in blu: la pubblicità. Eppure, sicuramente il successo mobile di Instagram è certamente la mancanza di banner e simili a invadere la schermata. La pulizia della pagina, l’assenza di invasivi spot e pop-up vari, la sua semplicità e immediatezza sono probabilmente i reali motivi del suo successo (più ancora dei filtri, almeno secondo me, visto che in molti sostengono che im compenso abbia creato uno stuolo di professional photographer non tali ma convinti di esserlo), ma un bacino di utenza simile non può affatto restare “vergine” dal marketing e dal guadagno. Le potenzialità sono enormi, ma non è nemmeno da escludere che per averne un effettivo ritorno, enorme sarebbe anche l’invasione advertising.
Considerando però l’enorme polemica scaturita l’anno scorso, quando una modifica ai termini e alle condizioni d’uso sembrava permettere a Instagram l’utilizzo delle immagini caricate a fini commerciali cedendole a investitori terzi, tanto da dover tornare alle condizioni originarie, non è facile nemmeno valutare quanto una mossa simile potrebbe essere producente e quanto no. Non basta che anche la N.A.S.A. condivida in formato quadrato le immagini dallo spazio perché una simile operazione possa non scuotere un simile bacino di utenza, già mostratosi molto attento.