A volte non ci rendiamo conto di quali siano davvero i numeri di diffusione di determinate tecnologie nel nostro mondo. Riprendiamo un discorso recente, a proposito di professionisti, perché è un argomento che è tanto poco trattato quanto necessario di approfondimento e coinvolgimento. D’altronde, questo blog è nato esattamente a questo scopo, avvicinare alla tecnologia senza avere eccessivi tecnicismi.
Agcom ha appena rilasciato uno studio della durata di quattro mesi, effettuato in 20 città italiane (le più popolose per ogni regione); era anche ora che venisse fatto uno studio del genere. Secondo il Politecnico di Milano, sono 22 milioni di italiani quelli che navigano in mobilità (chiavette, smartphone e affini). E sono un’utenza attenta all’acquisto, che desidera informarsi prima di effettuare una spesa, e valuta anche i singoli operatori.
Le analisi di Agcom sull’internet mobile sono impietose: analizzando velocità di download (navigazione), upload (trasferimento dati via ftp, ma per il comune utente anche il caricamento di un allegato via mail) e altri valori tecnici, hanno classificato città e operatori. Non è intenzione di questo articolo (né di questo blog) fare pubblicità più a un operatore mobile che all’altro, per cui qui non staremo a riportare dati esatti (che potete consultare in questo altro articolo), ma trarremo alcune conclusioni. Semplici quanto ovvie. Le grandi città funzionano meglio delle periferie e delle zone “tecnologicamente disagiate” (verso montagne o simili), ma laddove le amministrazioni locali puntano sull’innovazione, il problema non si presenta. Luoghi comuni che ora hanno una (tragica) ragione d’essere. Roma poi non brilla certo per velocità di connessione mobile, imputabile probabilmente anche al numero percentualmente alto di dispositivi collegati. Dato sconfortante è che non esiste, per la connettività mobile, un “minimo garantito” come è per l’adsl di casa. Questo crea un forte divario, e come abbiamo già detto e ridetto, la connettività pubblica in banda larga e la connettività mobile sono pecche tecnologiche che fermano molto, in Italia.
Andiamo avanti con i dati di altri autorevoli studi.
1.4 milioni – Tanti sono gli italiani che sono internauti in cucina, ovvero che frequentano più o meno saltuariamente siti web e community dedicati al mondo della cucina. Mentre sono circa 415mila quelli che partecipano attivamente alle discussioni in rete, in forum e gruppi dedicati. (Fonte: Coldiretti/SWG)
22 – Gli euro al mese di media per la spesa della bolletta per il proprio smartphone (comprendendo piano telefonico e dati, il classico insomma). Scende di poco la spesa per chi, invece, possiede un cellulare di precedente generazione: 20€, con un risibile risparmio in confronto ai vantaggi e alle funzioni in più che uno smartphone è in grado di fornire (ne abbiamo anche parlato recentemente). (Fonte: Nielsen)
62 – La percentuale di italiani che possiede uno smartphone, contro il 53% degli U.S.A., che sono spesso un confronto diretto. La Corea del Sud è in testa alla classifica (67%), seguita a ruota da India (66%). In Europa siamo seguiti a breve distanza dal Regno Unito col 61%. Il valore italiano è dato dalla media tra uomini e donne, rispettivamente al 66% e 57%. Andando per fasce d’età, il 72% di popolazione tra i 25 e i 34 anni ha uno smartphone, scende al 70% tra i 35 e i 44 e ancora più bassa, al 54%, sopra i 45 anni. Stupisce un po’ la fascia dei più giovani, tra i 16 e i 24 anni, ferma al 59%. (Fonte: Nielsen)
89 – La percentuale del possessori di smartphone che ormai fa più uso di sms (e sistemi analoghi come Whatsapp) piuttosto che di telefonate classiche, anche grazie a tariffe che sui pacchetti dati hanno nettamente ridotto i costi proprio degli stessi sms, che altrimenti erano il dato più importante in bolletta. In realtà, poi, la percentuale scende drasticamente quando si va a comprendere l’uso più approfondito. Solo il 51% dei possessori di smartphone lo usa anche per l’invio e la ricezione di posta elettronica, ma il calo abissale si ha per le “funzioni accessorie” che sono spesso legate anche alla capacità di banda pubblica disponibile (parte in cui l’Italia pecca particolarmente, e Google lo sa): il 26% usa il proprio telefono per ascoltare musica in streaming, il 17% per trasmettere filmati. Solo Turchia e India, nelle classifiche mondiali, sono dietro di noi in questo campo. Lo shopping mobile poi tocca un non invidiabile primato, ovvero quello del 15%. Moltissimi italiani sono ancora diffidenti in generale nei confronti dello shopping online, e doppiamente lo sono nei confronti del mobile). (Fonte: Nielsen)
52 – La percentuale di italiani che gioca con lo smartphone. Si tende a scaricare più giochi persino di quanto non si scarichi una applicazione da social network (47%), mappe stradali o navigazione via GPS ove il dispositivo offre questa funzione (46%) mentre il meteo rimane visto in tv, visto che solo il 39% segue le evoluzioni delle nuvole via smartphone. Se come abbiamo visto prima, lo shopping mobile è al fondo, lo è anche il servizio di Home Banking via app, visto che solo il 17% dei possessori di smartphone ne fa uso. (Fonte: Nielsen)