Appare sempre più evidente il divario tra l’Italia e il resto del mondo, quando si tratta di rete. doppiamente quando si tratta di crimine informatico, noto anche come cybercrime. Da una recente ricerca presentata al Security Summit di Verona, è stato evidenziato come solamente il 2% della popolazione italiana sia consapevole dei rischi degli attacchi informatici, e sia dotata di strumenti adeguati per difendersi. Il nono posto a livello mondiale, in questo caso, non è affatto un traguardo: si tratta della posizione nella classifica di diffusione dei malware, ovvero software malevoli di vario genere che alloggiano nei nostri computer, in grado di creare i più svariati disagi (dal comune danno puramente di rallentamento del sistema sino all’intercettazione di dati personali). La diffusione dell’uso dei dispositivi mobili in totale non-consapevolezza di che cosa sia “alle spalle” della rete, porta anche a un rischio di emorragia di dati. Un qualcosa di incontenibile, se oltretutto si pensa a quanti dati sensibili di aziende (design, brevetti e idee) viaggiano liberamente nella rete, talmente liberamente da essere oggetto di furti. E a quel punto, va danneggiandosi anche la nostra economia.
Per chi volesse approfondire l’argomento, vale la pena di leggersi qualcosa di più completo.