Sconfortanti dati per la Information Security

Information securityAbbiamo già osservato in un flash di come l’Italia sia a serio rischio cybercrime. Siamo indietro, sottovalutiamo i rischi, abbiamo uno dei livelli di alfabetizzazione informatica più bassi. Adesso diventa lampante come anche le aziende e le attività produttive siano a rischio crimine infromatico. Non è una cosa rassicurante, soprattutto perché ci si rende conto di come il problema principale stia nell’aggiornamento delle protezioni anche per i nuovi supporti. Tragico rendersi conto che il dato che emerge da una recentissima ricerca renda palese come la copertura della information security in Italia raggiunga lo sconsolante risultato del 10%. Doppiamente sconsolante se il 93% delle società censite ha dichiarato di avere aumentato gli investimenti nell’ambito, o non aver comunque ridotto il budget a disposizione. Dati sconfortanti, e non poco. Per maggiori informazioni: Aziende a rischio cybercrimine. Cresce la spesa per la security ma c’è poca attenzione alle nuove tecnologie.

CEO Microsoft: cinque candidati per una poltrona

CEO Microsoft: cinque candidati per una poltronaLa poltrona in questione è quella di CEO Microsoft, dopo che qualche mese fa Steve Ballmer ha annunciato di rinunciare alla carica. Da una prima scelta di quaranta nomi, la rosa di candidati si è sensibilmente ristretta. Ma È adesso che la lotta si fa dura per i pretendenti a uno dei posti più ambiti al mondo. Tra i candidati vi sono Alan Mulally (Ford), Stephen Elop (ex Nokia), Tony Bates (ex amministratore delegato Skype), Satya Nadella (responsabile della divisione di cloud ed enterprise) e Mike Lawrie (numero uno di Computer Science). Superfluo affermare che sono nomi assolutamente dati per impossibili dalle relative aree di provenienza, ma d’altronde ci vorrà ancora qualche mese per l’annuncio del nuovo CEO Microsoft, e Ballmer ha ancora tempo per un adeguato passaggio di consegne. Quanto a Bill Gates, in molti richiedono il suo totale allontanamento dall’amministrativo, per poter davvero rinnovare l’azienda. Un articolo completo e dettagliato è consultabile qui.

Da IPv4 a IPv6. Si migra alla nuova codifica

Da IPv4 a IPv6. Che succede?Troppi dispositivi collegati in rete costringono a condividere l’indirizzo IP, il che può portare a diversi disagi – troppi dispositivi con lo stesso IP possono potenzialmente entrare in conflitto tra loro. Come risolvere? Cambiando codifica e aggiungendo numero di combinazioni possibili. È esattamente quello che sta succedendo in migrazione da IPv4, presente sin da quando è stato creato Internet, a IPv6. L’aumento di combinazioni disponibili è esponenziale, e quindi anche il numero di dispositivi che si possono collegare in maniera univoca, senza duplicare un dato importante come l’indirizzo IP. Il cambiamento, cominciato già in diversi Paesi, avviene in maniera completamente trasparente e senza bisogno che l’utente se ne renda conto. Per quanto riguarda la sicurezza informatica, questa migrazione non migliora né peggiora la situazione. Da una parte, molti attacchi informatici (come il phishing) non sono legati all’indirizzo IP, mentre per quelli che vi sono legati vale la regola per la quale, essendo derivazione di IPv4 anche per accorgimenti di sicurezza, il sistema IPv6 non presenta al momento alcuna particolare novità. Per saperne di più: Cambia il protocollo Internet, ma il ‘phishing’ resta.

Cecilia Abadie multata perché guidava con i Google Glass

#freececilia: Cecilia Abadie multata perché guidava con i Google Glass#freececilia: Cecilia Abadie multata perché guidava con i Google Glass

Cecilia Abadie nella sua foto profilo di Google+

Cecilia Abadie è stata multata dalla polizia californiana poiché alla guida con i Google Glass (ne abbiamo parlato in una occasione di utilizzo particolare). Primo caso del genere, la multa recita “Guida con un display visibile al conducente (Google Glass)”, come si vede dalla foto pubblicata da Cecilia stessa su Twitter. Sempre citando le dichiarazioni della polizia californiana, “se un ricevitore televisivo, un monitor video, uno schermo televisivo o video, o qualsiasi altro dispositivo di visualizzazione simile con applicazioni video per intrattenimento o business è operativo e si trova in un punto anteriore al retro dello schienale del conducente” allora vale la pena di fare una multa. Cecilia Abadie, una delle 10mila fortunate persone che possiede in anteprima i Google Glass, comunica che il dispositivo era assolutamente spento, entrando quindi in conflitto con quanto affermato nel verbale. Twitter risponde subito con un hashtag apposito: #freececilia.

Cybercrime: italiani consapevoli solo al 2%

Cybercrime: italiani consapevoli solo al 2%Appare sempre più evidente il divario tra l’Italia e il resto del mondo, quando si tratta di rete. doppiamente quando si tratta di crimine informatico, noto anche come cybercrime. Da una recente ricerca presentata al Security Summit di Verona, è stato evidenziato come solamente il 2% della popolazione italiana sia consapevole dei rischi degli attacchi informatici, e sia dotata di strumenti adeguati per difendersi. Il nono posto a livello mondiale, in questo caso, non è affatto un traguardo: si tratta della posizione nella classifica di diffusione dei malware, ovvero software malevoli di vario genere che alloggiano nei nostri computer, in grado di creare i più svariati disagi (dal comune danno puramente di rallentamento del sistema sino all’intercettazione di dati personali). La diffusione dell’uso dei dispositivi mobili in totale non-consapevolezza di che cosa sia “alle spalle” della rete, porta anche a un rischio di emorragia di dati. Un qualcosa di incontenibile, se oltretutto si pensa a quanti dati sensibili di aziende (design, brevetti e idee) viaggiano liberamente nella rete, talmente liberamente da essere oggetto di furti. E a quel punto, va danneggiandosi anche la nostra economia.

Per chi volesse approfondire l’argomento, vale la pena di leggersi qualcosa di più completo.

Twitter chat: rumor o realtà?

twitter chatNon è ancora ben chiaro quanto ci sia di verità e quanto di fantasia, in un rumor che riguarda il social network dei 140 caratteri: sembra che una Twitter chat sia in fase di testing. Ovvero, un modo per scambiare messaggi diretti privati non solo tra followers, ma anche tra “estranei” della @. Pare che diverse fonti abbiano riferito al blog del Wall Street Journal che Twitter stia studiando e testando in maniera estremamente ristretta questo tipo di messaggistica diretta anche con una app dedicata (come ha fatto Facebook con Messenger). In questa maniera, Twitter chat potrebbe entrare a fare “concorrenza” al sistema di messaggistica privata di Facebook, ma anche a quelli di app dedicate come i vari WhatsApp, WeChat (con un occhio ai potenziali bug relativi…) e analoghi.

Mire di Gore e Zuckerberg su Twitter

gore zuckerberg twitterI social network nel mirino dei grandi. Se non è mistero che Mark Zuckerberg, papà di Facebook, abbia puntato ad acquisire anche Twitter (“rubandone” nel frattempo alcune funzionalità, come gli #hashtag, per inserirle nel proprio social network), può suonare più curioso – o inquietante – che il vicepresidente degli U.S.A. Al Gore, notoriamente con un pallino per la tecnologia, puntasse al social del cinguettio. Nick Bolton, nel suo libro Hacking Twitter fa queste e altre rivelazioni, tra cui che anche Steve Ballmer di Microsoft avesse puntato l’attenzione sul social dei 140 caratteri.

Privacy Mark Zuckerberg: un valore da 30 mln di dollari

privacy mark zuckerbergTanta è la privacy che rosicchia agli utenti del suo social network, tanto è quella che pretende per se stesso. Mark Zuckerberg ha acquistato, nel corso dell’ultimo anno, quattro residenze confinanti con la sua, in California, per preservare la moglie Priscilla Chan e lui stesso dagli sguardi indiscreti dei vicini – o di qualche giornalista un po’ ficcanaso. L’operazione è costata, da Dicembre 2012 a oggi, circa 30 milioni di dollari.