Innanzitutto, domando scusa per i pochi aggiornamenti di questi ultimi giorni. Non si tratta sicuramente della mancanza di materiale – anzi – quanto più che altro di una esagerazione di lavori che mi tengono un po’ distratta dall’aggiornamento del blog. Ma ora sono qui per rimediare almeno un po’.
Arriva direttamente dal Wall Street Journal, pubblicazione economica di diffusione mondiale, la notizia di un clamoroso “due di picche” ricevuto da Facebook: Snapchat, servizio di messaggistica istantanea, ha rifiutato l’offerta di acquisto da parte di Facebook, per 3 miliardi di dollari.
Detta così sembra follia pura, e invece non lo è. O almeno, è qualcosa di accuratamente studiato.
Snapchat è un servizio di messaggistica istantanea – come ce ne sono tanti al mondo, e lo sappiamo molto bene – che fa molta gola a Facebook per due motivi: il primo è che il fantasmino ha la possibilità di selezionare la validità dei messaggi (ovvero di rendere disponibili per un tempo più o meno lungo, a discrezione dell’autore, contenuti come foto, video e messaggi, per poi cancellarli e renderli non recuperabili da parte del ricevente), il secondo è che si sta diffondendo enormemente, negli U.S.A., nella fetta di popolazione adolescenziale che sta emigrando dal social Facebook, alla ricerca di lidi più vicini alla loro idea di social network.
Ma come mai Evan Spiegel, il creatore di Snapchat, ha rifiutato un’offerta del genere? Sta dando i numeri? Più o meno, nel senso che un numero lo ha pensato: 400 milioni è il totale quotidiano di nuove foto caricate su Facebook. Quelle che quotidianamente viaggiano su Snapchat sono 350 milioni. Perché trattare da una posizione di debolezza, quando può puntare a discutere ad armi pari con Mark Zuckerberg? E non importa se solo un anno fa, Instagram era valso un investimento di 1 milione di dollari, portando quindi a triplicare una cifra simile. Spiegel potrebbe aver fiutato l’affare della sua vita, quello vero, e non intende farselo scappare.
Bisogna considerare che il servizio di Snapchat, a oggi, ha superato i cinque milioni di utenti quotidiani, può vantare un download dell’app sul 9% degli smartphone statinutensi, e la presenza su un quarto dei dispositivi posseduti dalla fascia d’età più d’interesse per Facebook, cioè tra i 18 e i 29 anni. Se in più si considera la fetta dei teenagers e la moda del sexting (scambio di foto e messaggi a sfondo sessuale) che trae indubbio vantaggio dalla possibilità di non far avere più traccia di foto e messaggi scambiati, si ottiene una saporita miscela per Menlo Park.