
Si prospetta, il 4 maggio, l’inizio della graduale riapertura dopo il lock down da pandemia di Covid-19 che ormai da settimane ci sta tenendo in casa. Da una parte c’è la voglia di uscire, di “spaccare il mondo”, di godersi le giornate di sole che sono sempre più presenti e sempre più difficili da guardare attraverso la finestra, dall’altro lato, quando potremo davvero… riusciremmo a passare una serata in compagnia di “estranei” senza diventare insofferenti? Ci siamo abituati ai nostri ritmi, al silenzio, anche a essere chiusi in noi stessi. In un certo senso, ci siamo chiusi in un guscio, non vediamo l’ora di uscirne ma non sappiamo che cosa troveremo una volta fuori.
Psicologicamente si tratta di un momento molto delicato: inizialmente avevamo voglia di fare, di allenarci in casa, di videochiamare chiunque, ma in molti gradualmente hanno sentito anche la noia di quello, la poca voglia di seguire una diretta Instagram davanti alla televisione, persino le videochiamate sono diventate un impegno; troppe volte impossibili da evitare, perché come si fa a dire di no quando tanto si è in casa? La comunicazione rischia di diventare una costrizione. Il che è un po’ un paradosso.
Ma mi è capitato di vedere un post su Facebook, attraverso la bacheca di un’amica, che mi ha portata a riflettere molto su questo principio: comunicare e ascoltare.
Ero solito pensare che la comunicazione fosse la chiave, sino a che non ho capito che a esserlo era la comprensione. Puoi comunicare tutto quello che vuoi a qualcuno, che se questo non ti comprende non ti raggiungerà mai.
È il principio dell’ascolto attivo, riassunto e reso motto su un social network, in maniera sintetica e diretta. Quali che siano i nostri sentimenti e le nostre sensazioni, uscendo dalla nuova comfort zone che ci siamo creati in queste settimane, dobbiamo trovare il modo non solo di comunicarli ma anche di capirli quando ci vengono comunicati. Dobbiamo fornire al nostro interlocutore una mappa precisa e dobbiamo essere assolutamente disponibili a chiedere la mappa altrui, per orientarci meglio.
Ora viviamo con ritmi unici: la serata da soli o in coppia è diventata così ritmica che l’idea di passarla con amici è carica di promesse… ma come potremmo reagire alla compagnia prolungata? Dobbiamo farlo lentamente e in maniera onesta ogni volta che abbiamo un sentimento: non chiudiamoci ulteriormente, questa occasione può essere unica (sarebbe bello dire anche che dovrebbe essere unica, e lo si spera) e va sfruttata appieno. Con più onestà e disponibilità a capirsi rispetto a prima.